Per biomasse, intese fonte di energia rinnovabile, si intende “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani” quindi sostanzialmente tutti gli scarti di produzione di origine biologica, bucce di arance, legno, segatura. Perché energie rinnovabili? Perché da essi, attraversi vari procedimenti, si possono ricavare combustibili oppure energia elettrica o termica.
Biomasse per energia rinnovabile
L’energia da biomassa è considerata rinnovabile e a impatto neutro sul CO2 perché è già parte del ciclo del carbonio in quanto la pianta ha assorbito CO2 durante la sua vita, prima di diventare energia, poi è stata alimento o materiale da costruzione: si tratta in realtà di sfruttare al massimo la materia prima.
Biomasse e risparmio in bolletta
Secondo un convegno organizzato da FREE, Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica, e AIEL, Associazione italiana energie agroforestali, l’energia ricavata dalle biomasse può arrivare a sostituire 9 miliardi di metri cubi l’anno di metano (pari al consumo di 4 milioni di caldaie per uso domestico), ridurre il costo delle bollette fino al 40% e fare raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’UE.
Attualmente l’energia ricavata da biomasse è già la fonte rinnovabile che contribuisce maggiormente ai consumi energetici italiani, con il 9-10%, ma potrebbe essere portato fino a coprire fino al 68% dell’energia da rinnovabili nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali.
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